La figura dello Psicologo nel fine vita

Giovedì 29 maggio siamo stati auditi dalla Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Sardegna in merito alla proposta di legge avente come finalità quella di “garantire alle persone malate che intendano accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria, nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019”. 

La proposta di legge individua la figura dello Psicologo all’interno della Commissione multidisciplinare permanente che ha il compito di verificare l’esistenza dei requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito.

Come psicologi siamo presenti nella normativa vigente in materia di fine vita (la Legge 38 del 2010, le Legge 219 del 2017 e la Sentenza della Corte Costituzionale 242 del2019).

La scelta di inserirci all’interno della Commissione multidisciplinare trova la sua ragion d’essere nel fatto che la sofferenza psicologica è una delle componenti fondamentali del quadro generale che può portare una persona a richiedere il suicidio medicalmente assistito.

La presenza dello Psicologo nella Commissione multidisciplinare è fondamentale nel valutare sia la sofferenza psicologica generale, sia la componente psicologica dei sintomi fisici.

Lo Psicologo è chiamato a dare il suo contributo professionale sia attraverso un processo valutativo, sia attraverso un processo di sostegno, con il fine di comprendere le motivazioni che hanno spinto la persona a fare la richiesta di suicidio medicalmente assistito, senza altro obiettivo che supportare la persona, qualunque sia la sua scelta, e senza che le proprie convinzioni personali interferiscano nel suo lavoro (così come prevede l’articolo 4 del Codice Deontologico degli Psicologi),

La figura dello Psicologo si trova peraltro in alcuni ambiti sanitari, dov'è più probabile che venga a contatto con persone che facciano richiesta di suicidio medicalmente assistito (hospice, servizi dove si erogano cure palliative, ospedali, strutture residenziali assistenziali, ecc.) anche se nettamente sottodimensionata rispetto ai bisogni della popolazione.

Oltre al lavoro con la persona, fondamentale appare il supporto ai familiari della stessa e al caregiver. Lo psicologo lavora per supportare familiari e caregiver e per favorire la comunicazione tra questi e la persona malata.

Non va poi dimenticato il burnout degli operatori coinvolti in questi processi così delicati e coinvolgenti per i quali diventa necessario un supporto psicologico mirato.

Tutte queste importantissime attività presuppongono che il numero di psicologi presenti nei servizi deputati ad esse venga adeguatamente incrementato al fine di rispondere ai bisogni delle persone sofferenti, dei loro familiari e degli operatori.

In quest’ottica è assolutamente necessario che le aziende sanitarie si facciano carico della formazione degli psicologi che si occupano e si dovranno occupare di fine vita.